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Domande frequenti

La prima domanda che ci viene rivolta da chi vuole cominciare ad allevare api è:

Quanti kg di miele produce un’arnia?

Ebbene, questa è proprio la domanda che non dovrebbe essere posta, perché, soprattutto oggi con i molti problemi che dobbiamo affrontare legati ai cambiamenti climatici, all’inquinamento e agli acari e insetti che insidiano la vita delle api, prima di tutto dobbiamo pensare proprio alle api e al loro benessere, quindi se faremo tutto bene senza pensare solo alla produzione, i primi risultati arriveranno e il nostro alveare potrà, alla fine, donarci anche 30/35 kg di miele ad alveare. E’ fondamentale porci in quest’ottica, volta soprattutto alla salvaguardia dell’ape, questo ci aiuterà ad avere delle belle soddisfazioni e ci permetterà di entrare completamente nel loro meraviglioso mondo.

Seguono poi molte altre domande, tra cui possiamo ricordare:

Qual è il periodo dell’anno migliore per cominciare ad allevare le api?

Sicuramente in primavera a partire da aprile/maggio, il consiglio è di cominciare con un piccolo numero di alveari 2, 3 perché senza esperienza si rischia subito di avere delusioni e fallimenti. In primavera, le famiglie di api fanno tutto da sole e il novello apicoltore può approfittare di questo periodo di sviluppo per cominciare a prendere famigliarità con le api, iniziando a fare le prime visite che permettono di imparare a riconoscere i vari tipi di ape, operaia, maschio (fuco) o Regina, a individuare la covata, le scorte di miele e di polline ecc.

Si consiglia sempre di studiare almeno un Testo di Apicoltura o di frequentare un Corso, magari in autunno/ inverno, in modo da essere pronti , almeno teoricamente, all’arrivo della primavera.

Noi di Apicoltura COMPA, possiamo aiutarVi in tutte le fasi di apprendimento, da noi è possibile acquistare i testi più consoni, è possibile acquistare il nostro Corso on line o frequentarne uno presso la nostra azienda, da noi è possibile, a primavera, acquistare le giovani famiglie.

Apicoltura COMPA sarà poi sempre disponibile per rispondere alle Vs. domande che potrete porci telefonandoci o con una e-mail.

Come si possono reperire le famiglie?

Le nostre giovani famiglie di api (nuclei), solitamente composte da 5 telaini, con numerose api operaie (circa 30000), Ape Regina Feconda, covata fresca ed opercolata e scorte di miele, possono essere acquistate presso la nostra azienda, in Via Fagno, 269 – Pistoia a partire dal mese di aprile; alleviamo api da apicoltura convenzionale o bio certificate, è necessaria la prenotazione che può avvenire da novembre a febbraio.

Altrimenti il novello apicoltore potrà cercare un apicoltore della sua zona che gli venda un nucleo (sempre) arredato come sopra oppure aspettare un nuovo nucleo di prima sciamatura che sempre l’apicoltore gli andrà a fornire, è chiaro che bisogna sempre sincerarsi della buona salute dell’alveare e che l’Ape Regina deponga regolarmente.

Come e dove vanno posizionati gli alveari?

La posizione migliore per l’istallazione delle arnie è in direzione Sud-Est, l’ingresso dell’arnia deve guardare verso sud-est ,cosa che garantisce il maggior assolamento della famiglia. Le api hanno sempre bisogno di sole e anche quando farà caldo in estate non ci dovremo preoccupare più di tanto delle temperature, magari se possibile potremo procedere con una leggera ombreggiatura nei mesi di luglio e agosto. Le api non vogliono l’umidità dunque luoghi poco assolati e umidi non sono sicuramente i migliori da scegliere.

Le arnie devono essere sempre sopraelevate da terra di circa 25 cm al massimo 30, non di più perchè altrimenti avremo difficoltà a visitarle e dunque a lavorarci, per sopraelevarle esistono in commercio dei supporti in legno oppure l’apicoltore può attrezzarsi come meglio crede utilizzando travi in legno o in ferro e mattoni.

Oltre a questo, la persona che intende realizzare un apiario dovrà guardarsi intorno e capire quali fioriture di interesse apistico ci sono nella zona prescelta. L’apicoltore infatti è anche un po’ botanico, sa che piante ci sono nelle sue zone, sa riconoscerne molte e soprattutto quelle di interesse apistico e sa quando andranno in fioritura. L’apicoltura è anche un modo per avvicinarsi alla bellezza della natura e per riappropriarsi di un legame antico che spesso le società moderne e urbane hanno assopito, ci troveremo sempre più spesso ad osservare dove volano le nostre api, inizieremo a capire quando la pianta in fiore da nettare e quando no, invece di viaggiare con la testa bassa ci troveremo a guardare il mondo con il naso in su e vi garantisco che anche questo è uno degli  effetti stupefacenti  che le api ci doneranno insieme a moltissimi altri.

Quale distanza dai confini, dovrò rispettare, quando posizionerò il mio apiario?

Attualmente le distanze da rispettare per la collocazione di un apiario sono stabilite dall’ art.896-bis (distanze minime per gli apiari) del Codice Civile che sancisce che ”gli apiari devono essere collocati a non meno di 10 metri da strade di pubblico transito e a non meno di 5 metri dai confini di proprietà pubbliche o private…”ciò detto l’articolo stesso si appella alla regola del buon senso o del buon vicinato affermando anche che le regole sancite dalla legge sono sottoposte agli accordi fra le parti ; l’apicoltore, in ogni caso, posizionerà gli alveari con l’ingresso ingresso rivolto verso la propria proprietà e non verso la proprietà altrui. Un altro elemento, che può rendere più semplice il rapporto con i vicini ,è delimitare i propri confini con siepi alte almeno un paio di metri in modo ( l’art.896-bis parla anche di questo) che le api uscendo ed entrando nelle proprie arnie non volino ad altezza di uomo; la presenza di piscine nei pressi dell’apiario può determinare un problema in quanto le api andranno sicuramente a bere l’acqua della piscina, trovandola ricca di sali, in tale situazione bisogna fornire dell’acqua nei pressi dell’apiario anche se questo non garantirà che loro non preferiscano quella della piscina…alla base di tutto il ragionamento sta però una legge fondamentale che stabilisce che le api sono insetti protetti e che vanno salvaguardati in ogni modo, dunque le regole da seguire in ogni caso sono proprio quelle del buon senso.

Qual è l’arnia più idonea all’allevamento delle api?

In Italia, l’arnia più usata è sicuramente la Dadant Blat da 10 Telaini meglio se con portichetto (nostro Art. 11) per un’apicoltura stanziale. L’arnia Dadant Blatt da 10 Telaini risulta essere uno standard nazionale, cosa che ci permette di scambiare i telai fra arnie, tutti i venditori di arnie la vendono e possiamo essere certi che le misure interne sono uguali in tutte. L’arnia con portichetto permette una maggiore protezione alle api nei confronti degli agenti atmosferici, pioggia, vento, ecc., aiuta le api guardiane a difendere la famiglia da altri insetti o animali siano essi calabroni, formiche, farfalle testa di morto ecc.

Si consiglia di acquistare un’arnia DB 10T con il Fondo a Rete Antivarroa, caratteristica che ci permette di controllare la presenza dell’acaro Varroa nell’alveare

Che cos’è il Miele di Melata?

Per spiegare che cos’è la Melata è necessario prima di tutto ricordare e definire che cos’è il Miele. Il Miele

secondo la definizione che figura nella legge n. 753 del 12/10/1982 che recepisce la direttiva C.E.E del 22/07/1974 è:

‘’ il prodotto alimentare che le api domestiche producono dal nettare dei fiori o dalle secrezioni provenienti dalle parti vive di piante o dalle sostanze secrete da insetti succhiatori  che si trovano sulle stesse, che esse bottinano, trasformano, combinano con sostanze specifiche proprie, immagazzinano e lasciano maturare nei favi dell’alveare’’.

Sempre secondo la medesima legge il miele, secondo l’origine, si distingue in:

  1. Miele di nettare: miele ottenuto principalmente dal nettare dei fiore;
  2. Miele di melata: miele ottenuto principalmente dalle secrezioni provenienti da parti vive di piante o che si trovano sulle stesse.

Generalmente i mieli di melata sono di colore scuro, di sapore particolare, leggermente aspro, normalmente cristallizzano lentamente, presentano un pH relativamente elevato e risultano particolarmente ricchi di sali minerali. A differenza di quelli di nettare, risultano molto scarsi in contenuto di polline ma ricchi in microalghe ( presenti sulle parti aeree delle piante), spore di funghi ecc..

Perchè alcune volte trovo il miele solidificato? Come mai prima era liquido e poi si è indurito o è diventato pastoso? E’ andato a male?

L’immagine tipo del miele è quella di un liquido denso, brillante, di colore ambrato. Questo ha condizionato per lungo tempo il mercato del miele, tanto che quello che non corrispondeva a questo stereotipo veniva regolarmente rifiutato. Oggi quasi tutti sanno che tutti i mieli sono liquidi al momento dell’estrazione, ma che poi, nella maggior parte dei casi, in un tempo variabile da pochi giorni ad alcuni mesi, interviene la cristallizzazione. Questo è un processo naturale, che non comporta variazioni se non di aspetto. Si sviluppa in modo variabile nei diversi prodotti a seconda della composizione, e quindi dell’origine, della temperatura di conservazione e di altri fattori di tipo meccanico e fisico.

Tra i due zuccheri principali del miele, glucosio e fruttosio, il glucosio è quello meno solubile, perciò la tendenza a cristallizzare di un miele dipende dal contenuto in glucosio: quanto più questo è elevato, tanto più anticipatamente il fenomeno si realizza. Viceversa, mieli ricchi in fruttosio rimangono liquidi assai a lungo (Miele di Acacia, Miele di Castagno e Le Melate) Va però complessivamente osservato che la cristallizzazione rimane un evento fisico del tutto naturale che non altera la qualità e la commestibilità del miele. Il processo di cristallizzazione può essere rallentato naturalmente con il riscaldamento, durante il quale i granuli di glucosio vengono sciolti.

Che cos’è la Pappa Reale?

La Pappa Reale ( o gelatina Reale) è il prodotto della secrezione delle ghiandole ipofaringee e mandibolari delle api operaie che hanno dai 5 ai 14 giorni d’età. Essa costituisce l’unico alimento delle api Regine, sia allo stato di larva sia di adulto e l’alimento di tutte le larve per i primi tre giorni di vita. Vi è tuttavia una certa diversità fra la pappa reale destinata all’allevamento delle operaie, infatti secondo alcuni studiosi non è possibile allevare regine con pappa reale destinata alle operaie; la sua composizione inoltre varia al variare dell’età della larva.

Normalmente un alveare produce pochi grammi di questa preziosa sostanza che, a differenza del miele e del polline, è interamente di origine animale.

La Pappa reale è sempre stata avvolta da un alone di mistero sia per quanto riguarda le sue proprietà, sia per quanto riguarda i metodi di produzione.

Il massimo quantitativo di pappa reale all’interno di una cella reale mediamente si raggiunge dopo circa 5 giorni dalla nascita della larva, dunque poco prima dell’opercolatura.

La Pappa Reale si presenta come un’emulsione semifluida, di aspetto gelatinoso, di colore bianco grigiastro. Il sapore, decisamente acido ed acre, ricorda quello dello yogurt mal conservato.

L’odore è pungente. La reazione è nettamente acida, il PH è compreso fra 3,7 e 5; valori di pH superiori a 5 rendono possibili processi fermentativi e putrefattivi. La densità è di circa 1,1; risulta solo parzialmente solubile in acqua.

La Pappa Reale mediamente contiene:

  • Acqua 68%
  • Sostanze Azotate    14,5%
  • Glucidi    10%
  • Lipidi      5,5%
  • Altre sostanze ( VitamineB1, B2, B6, B12, H, A, PP, acido pantotenico, acido folico,inositolo, ecc.)   1,0%
  • Sostanze indeterminate          1,0%

A causa del suo elevato contenuto di acqua e della particolare composizione chimica, ricca di sostanze biologicamente attive, la pappa reale si conserva difficilmente. In particolare teme l’ossigeno dell’aria, la luce e l’attacco di muffe. Al contrario resiste ai batteri, essiccandosi all’aria. Più la temperatura è elevata e più rapide sono le trasformazioni biochimiche negative a cui va incontro.

La Pappa Reale si può conservare pura, mescolata al miele o liofilizzata.

  1. Pura. Per essere conservata pura va mantenuta a temperature prossime a 0°C.I contenitori devono essere opachi o comunque protetti dalla luce.
  2. Nel miele. La Pappa Reale si conserva egregiamente nel miele a patto che questo sia sufficientemente maturo da non fermentare neanche dopo l’aggiunta dell’acqua contenuta dalla pappa reale.
  3. Liofilizzata. La liofilizzazione consiste nella disidratazione di un prodotto attraverso la sublimazione dell’acqua in esso contenuta, ottenuta sotto vuoto ed a basse temperature.

Che cos’è il Polline?

Il Polline per l’alveare è la massima fonte di nutrimento proteico, con il polline, le api stesse allevano le loro larve, ovvero i loro piccoli.

Il polline è un prodotto completamente vegetale che le api raccolgono sui fiori e che poi addizionano con minime quantità di acqua di saliva e nettare, trasformandolo così nel loro pane, Il Pane delle Api è infatti il polline che troviamo immagazzinato negli alveari.

A differenza del miele, che ha attirato l’uomo fin dalla sua comparsa sulla terra, il polline si raccoglie solo da pochi anni. In Italia , che pur presenta un’apprezzata apicoltura, la raccolta del polline è poco diffusa, già abbondantemente superata dai consumi che in questi ultimi anni  sono aumentati notevolmente anche nel ns. paese.

Il polline viene consumato dall’uomo come ricostituente, è infatti un prodotto naturale ricco di vitamine, soprattutto A, gruppo B e C, sali minerali tra cui il selenio, aminoacidi (ha tutti e 8 gli aminoacidi essenziali)enzimi e sostanze antiossidanti.

Particolarmente utile poi per migliorare le funzioni intellettuali, si tratta infatti di un tonico anche per la mente. Ha doti antiossidanti che permettono di contrastare l’invecchiamento cellulare ma che sono ottime anche per la pelle e si possono sfruttare in caso di acne, eczemi, ecc.. Contribuisce inoltre a regolarizzare le funzioni intestinaliRiattiva anche il metabolismo del corpo e può essere un valido sostegno per chi è a dieta.

Che cos’è la Propoli?

L’uso della propoli risale a tempi molti antichi: in Egitto i sacerdoti la utilizzavano per mummificare le spoglie dei defunti; i Greci e i Romani la raccoglievano per l’uso esterno, nella cicatrizzazione di piaghe e ferite.

La propoli è costituita da secrezioni resinose raccolte dalle api, dalle gemme di alcune piante: betulle, pini, abeti, olmi, ontani, querce, ippocastani, salici e pioppi.

L’ape con le mandibole stacca un frammento di resina e lo trasporta nelle cestelle delle zampe posteriori; al rientro in alveare lascia il carico alle api operai. La propoli viene usata dalle api per sterilizzare il favo e l’arnia, per chiudere fessure e una miscela di propoli e cera viene adoperata per imbalsamare ed evitare la putrefazione di insetti estranei entrati nell’arnia. Etimologicamente la parola propoli deriva dal greco pro-polis dunque a difesa della città.

La raccolta della propoli avviene in periodi in cui non vi è forte importazione del nettare e durante le ore centrali della giornata, con le temperature superiori ai 20° C, momento in cui le resine sono più malleabili.

La propoli è composta da: resine (55%), oli essenziali (10%), polline (5%), acidi grassi (5%), glucidi, enzimi, sali minerali, vitamine, cere vegetali e cere d’api, e impurità.

I costituenti con attività farmacologica sono flavonoidi, composti fenolici e aromatici; acido abietico, benzoico, cinnamico, ferulico e caffeico; cumarine, vitamine ( A, B1, B2, B6, C, E, PP, B5), oligoelementi (ferro, manganese, alluminio, cromo, calcio, zolfo, rame, molibdeno, vanadio, silicio, sodio, potassio, argento). Gli amminoacidi liberi sono arginina, prolina e acido piroglutammico.

Quali sono le azioni della propoli? antibatteriche (batteriostatiche e battericide), antifungine, antivirali, immunostimolanti, antinfiammatorie, vasoprotettive e antiossidanti.

La propoli può essere impiegata allo stato naturale: in forma solida, come pasta da masticare o frammenti, a granuli o polverizzata; in soluzione idroalcolica (al 20-30%) o analcolica.

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